Sito Ufficiale: http://www.antoniofinelliarte.it/ –
Il corpo illusorio –
Lorenzo Canova –
Un disegno rigoroso e corrosivo, un segno che unisce leggerezza ed esattezza, uno sguardo impeccabile che nella sua qualità rappresentativa mette in discussione le nostre certezze: nel suo ultimo ciclo di opere, Antonio Finelli sviluppa la sua attenzione per i volti e il mondo delle persone anziane e il suo stile rendendo ancora più efficace il suo metodo attraverso l’uso di una grafite portata a un grado estremo di nitore formale. Sviluppando le istanze formali e metaforiche dei suoi cicli precedenti, nelle sue opere più recenti l’artista fa scomparire infatti quasi del tutto la presenza del tratto per portare l’intera composizione a un livello ancora più elevato di illusionismo che dialoga volutamente con la fotografia.
In questo senso è evidente che Finelli collochi la sua opera in un contesto prossimo all’Iperrealismo e, in particolare, a Chuck Close, uno dei suoi massimi e riconosciuti esponenti internazionali, soprattutto per il suo interesse per il volto e il ritratto, in particolare delle persone anziane, per la grande attenzione ai particolari che l’artista trasferisce sul supporto senza alcun abbellimento nella volontà di una rappresentazione il più possibile oggettiva e priva di eufemismi nella trattazione dell’immagine, delle imperfezioni dei tratti e dei segni degli anni sui volti. Il lavoro di Finelli, infatti, è concentrato da sempre sul volto e sul corpo, sul tempo e sul suo passaggio che incide il fisico e la pelle, che lascia inevitabilmente le sue tracce arando e incidendo le fisionomie, arricchendo la profondità degli sguardi, in una rappresentazione di grande equilibrio che evita sia il facile pietismo che la tentazione del grottesco e dell’ironia.
Tuttavia, Finelli, distinguendosi da molti epigoni che ripropongono piattamente il discorso di Close, è stato capace di elaborare una sua poetica personale e una struttura dell’opera in cui l’immagine è rielaborata con una nuova forza comunicativa, allusiva e concettuale, in un discorso complesso e strutturato sul tempo, la percezione, le dinamiche sociali e gli stereotipi visivi.
Nei suoi ritratti più recenti, Finelli ha difatti scelto di lasciare delle parti incompiute, eliminando volutamente delle zone spesso decisive per il completamento delle immagini e aumentando il senso di inquietante spaesamento generato da opere dove il non-finito mette in crisi le sicurezze dello spettatore generando un vero e proprio cortocircuito visivo elaborato con una raffinata sapienza iconica e costruttiva.
Finelli ha quindi rafforzato il suo metodo compositivo, portandolo a una nota più intensa dove il suo gesto paziente fa vibrare sottilmente la materia della grafite depositata sul supporto, infondendo un senso paradossale a queste opere che appaiono allo stesso tempo bloccate in una fissità quasi allucinata e mosse impercettibilmente dalla dialettica tra le zone terminate in modo impeccabile e le parti “risparmiate” che parlano in modo ancora più eloquente attraverso il linguaggio del silenzio e del vuoto.
La solitudine e la saggezza, la felicità e il dolore, la consapevolezza e l’assenza si fondono pertanto nella sintesi limpida e incisiva dei suoi ritratti che compongono una galleria di grande rigore che però non evita la una possibile immedesimazione dell’artista in queste opere che, non a caso, intitola Autoritratti, come per calarsi nel corpo e nelle fattezze delle donne e degli uomini a cui dona una nuova esistenza attraverso la sua azione figurale.
Finelli, tuttavia, nel suo personale (iper)realismo lavora ambiguamente sull’idea dell’illusione che lega la percezione dell’opera d’arte e quella del mondo, mettendo simbolicamente in evidenza non solo i limiti della rappresentazione e della nostra visione della realtà, ma anche il limite della nostra stessa fisicità e delle singole identità in dialettica con le dinamiche collettive della vita.
In questo modo le zone bianche, le pause e le cesure di questi ritratti creano un effetto quasi drammatico che mette in rilievo quello che la rappresentazione e la comunicazione non solo mediatiche, ma anche politiche, sociali e interpersonali tendono a occultare creando un velo di illusione dove tutto viene ammorbidito e smorzato in una falsa quiete, in una tranquillità artefatta generata da una volontà di nascondimento.
Gli occhi e le bocche degli anziani sono così cancellati metaforicamente da Finelli per evidenziare forse l’illusione di normalità che tende a celare la loro stessa presenza, l’oblio che li avvolge facendo smarrire il loro sguardo e la loro voce, in un sistema in cui la loro stessa presenza fisica viene dimenticata ed espunta in un meccanismo di occultamento dove il corpo viene illusoriamente trasformato in una presenza irreale e immateriale.